Convinti che i cammini di Europa svolgano un ruolo fondamentale per la “Rigenerazione” del nostro continente, il Novus Ordo Templi si sta adoperando per portare il suo contributo andando a ridefinire, dal tracciato alla segnaletica, il “Cammino dei Due Laghi”. Si tratta di un’itinerario, una variante della Via Francigena, da percorre a piedi o in bicicletta, con partenza da Cesano Vecchia, nei pressi della Chiesa di San Giovanni Battista. Il percorso segue il sentiero fino alla Macchia di Martignano passando da Monte Chiodo. Il giro continua costeggiando il Lago di Martignano per poi procedere fino a Campagnano. Da qui l’escursione attraversa le Valli del Sorbo passando da Formello e ritornare al punto di partenza. Questo percorso presenta alcuni tratti impegnativi per le salite e le discese e per i sentieri stretti e sabbiosi. Questo sentiero è ottimo per Bird Watching, Mountain bike e Cicloturismo.


Oltre alla Via Francigena e a quella degli Dei, sono stati aperti e scoperti sentieri nuovi e c’è tutta un’economia che può crescere attorno, contribuendo ad una “Rigenerazione Socio Economica” delle aree interessate.
Fino a pochi anni fa Madonna dei Fornelli, in provincia di Bologna, non era considerata una località turistica. Era un paese dell’Appennino tosco-emiliano come tanti altri: poco abitato e con una popolazione piuttosto anziana. L’unico bed and breakfast, gestito da Elisa Romani – erede di una famiglia di locandieri del posto – aveva appena sei posti letto.
Un sentiero che collega Bologna a Firenze, e che è diventato uno dei più apprezzati in anni di grande interesse per i cammini da fare a piedi in Italia e all’estero, ha cambiato tutto: oggi il B&B ha venticinque posti letto e, oltre alla colazione, all’occorrenza cucina anche un pranzo o una cena per gli avventori. Dal 2016 sempre più persone hanno iniziato a percorrere il cammino, la Via degli Dei ha rappresentato una rinascita per l’Appennino ed i loro residenti.
Dal 2017 al 2024 i camminatori lungo la Via degli Dei sono passati da 8mila a oltre 23mila e nel frattempo, in un’area che per anni era rimasta fuori dai principali circuiti turistici, sono nate nuove strutture per accogliere chi percorre il sentiero.
Il caso della Via degli Dei è il più eclatante, ma non è l’unico. L’Italia è un paese attraversato da cammini, che comprendono percorsi storici come la Via Appia antica o la Via Francigena, tracciata ai tempi dei Longobardi, fino ai più recenti come il cammino di Francesco o quello di Oropa, nati grazie a escursionisti esperti alla ricerca di nuove strade da percorrere a piedi.
Alcuni sono nati per iniziativa di singoli cittadini, come il Cammino dei Borghi Silenti in Umbria, un percorso ad anello in cinque tappe da percorrere in altrettanti giorni, mentre altri, come il Sentiero d’Italia, sono stati recuperati e valorizzati dopo essere stati a lungo abbandonati.
Nel 2017 la casa editrice Terre di Mezzo, che pubblica alcune delle più importanti guide del settore, ha cominciato a compilare un rapporto annuale per raccogliere dati sui camminatori e sull’andamento del settore. «Abbiamo cominciato a raccogliere queste informazioni per contare quanti erano gli appassionati e perché vedevamo che l’identikit del camminatore non sempre corrispondeva a quello che, in maniera preconcetta, si poteva immaginare», spiega l’editor Luca Dei Cas.
I dati sono raccolti attraverso la collaborazione con gli enti responsabili della gestione dei cammini, che forniscono il numero delle credenziali (documenti rilasciati ai camminatori all’inizio del percorso) e dei testimonium (certificati che attestano il completamento del cammino, sia totale che parziale). A questi dati si aggiungono quelli provenienti da un questionario online che Terre di Mezzo distribuisce per raggiungere anche i camminatori che hanno percorso i sentieri senza ottenere una credenziale, per avere un quadro più completo. Questo lavoro ha permesso di stimare il numero di camminatori lungo i sentieri italiani: nel 2017 erano circa 17mila, ma erano solo 7 i cammini a contare le credenziali, mentre nel 2024 si sono contati oltre 190mila camminatori, ed è aumentato anche il numero di sentieri che contano le credenziali, arrivato a 99.
Questi numeri hanno ricadute economiche sui territori, spesso aree interne o poco turistiche: nell’ultimo anno ci sono stati circa 1,4 milioni di pernottamenti legati ai cammini e la spesa media è stata di circa 40 euro al giorno, secondo la rilevazione di Terre di Mezzo. Lo scorso novembre in occasione di un convegno sul turismo outdoor la ministra del Turismo Daniela Santanchè ha detto che l’impatto economico complessivo del settore nel 2024 sarebbe stato di oltre 8 miliardi di euro.
Lo stimolo iniziale per questa crescita viene attribuito almeno in parte al successo ormai ventennale del cammino di Santiago, che attraversa la Spagna: «Molti pellegrini, una volta tornati da Santiago, volevano ripetere quell’esperienza in forma ridotta e vicino casa. In questo modo si sono scoperti sentieri poco battuti ma molto suggestivi, spesso a pochi chilometri dalla propria abitazione».
La pandemia ha accelerato l’avvicinamento di un pubblico più ampio al turismo cosiddetto “lento”. Dopo il lockdown, molte persone hanno sentito il bisogno di passare del tempo all’aperto, lontano dagli spazi chiusi in cui avevano vissuto per mesi. Nella prima estate post-pandemia le restrizioni ai viaggi all’estero hanno favorito la crescita del turismo interno, mentre parallelamente cresceva l’attenzione per un modo di viaggiare più rispettoso dell’ambiente e dei territori.
L’escursionismo ha iniziato a uscire dalla nicchia dei soci del Club Alpino Italiano e degli appassionati di montagna, attirando anche persone che non avevano mai camminato prima. Cammini e sentieri a bassa quota sono diventati la scelta più accessibile per chi si avvicinava a questo tipo di attività, a differenza dell’alta montagna, che richiede una preparazione più accurata, attrezzature specifiche e buone condizioni fisiche.
Il settore dei cammini ha reagito rapidamente all’aumento della domanda, anche grazie all’esperienza dei camminatori più esperti, che hanno aiutato le strutture ricettive ad adattarsi. Il cammino di Santiago è stato il modello a cui ispirarsi: «Quando arrivava qualcuno che lo aveva fatto, gli facevo molte domande. Così ho introdotto la camerata e l’utilizzo dei sacchi a pelo, e l’abitudine di far lasciare le scarpe nella hall».
L’amministrazione regionale Toscana è stata tra le prime a investire nel potenziamento della segnaletica e nella logistica dei cammini. Nel 2018 il consiglio regionale ha approvato una legge per definire e promuovere gli itinerari, stabilendo criteri minimi – tra cui il fatto che non più del 25 per cento del tracciato possa essere su asfalto – e indicando quali servizi devono essere garantiti lungo il percorso, come punti di ristoro, fonti d’acqua, aree di sosta. Nel 2022 è stato creato un portale online, l’Atlante dei Cammini Toscani, dove sono segnate informazioni utili per chi vuole percorrere un sentiero, come grado di difficoltà, itinerario e strutture per dormire.
Anche altre amministrazioni regionali hanno preso come riferimento la Toscana, cercando di investire in questo tipo di turismo: l’Emilia-Romagna, il Lazio, l’Umbria, la Sicilia e la Puglia in particolare. In quest’ultima, negli ultimi due anni, sono stati stanziati circa 900mila euro per la promozione e il miglioramento della rete dei cammini, 800 dei quali destinati solo alla Via Francigena. Il ritorno economico stimato lungo le tappe del percorso supera i 7 milioni di euro.
Alcune iniziative nascono da singoli o piccoli gruppi. È il caso di Elio Roma e Francesco Consoli, che nel 2019 hanno ideato la Rotta dei due Mari: un cammino che parte da Polignano a Mare e arriva a Taranto, passando per Alberobello e Locorotondo. L’obiettivo era cambiare l’immagine di Taranto, più nota per le industrie che per il turismo, valorizzandone il territorio. Per tracciare il percorso ci sono voluti circa quattro anni, tra sopralluoghi, controlli satellitari e modifiche.
«All’inizio – racconta Roma – è stato complicato ottenere prezzi accessibili dalle strutture ricettive: molte località erano già turistiche. Con il tempo, siamo riusciti a coinvolgere alcune amministrazioni e a costruire una rete minima di accoglienza». In tre delle sei tappe hanno trovato soluzioni economiche: un campeggio in un giardino privato e due ospitalità gestite con il supporto delle pro loco. La promozione è avvenuta soprattutto sui social – Facebook, Instagram, TikTok – e con il passaparola, che nel mondo dei cammini è uno degli strumenti più efficaci.
Un’altra occasione importante per far conoscere un cammino nuovo sono le fiere di settore. A Milano l’evento “Fa’ la cosa giusta”, organizzato da Terre di Mezzo, include da qualche anno la ‘Fiera dei Grandi Cammini’, dove quest’anno hanno partecipato tredici regioni, raccontando i loro progetti, scambiando esperienze e creando un contatto tra addetti ai lavori e potenziale pubblico interessato.
Nonostante l’interesse crescente, manca ancora una strategia nazionale sui cammini. Si è parlato spesso di una gestione unitaria e un primo passo fu fatto durante il mandato di Dario Franceschini al ministero della Cultura, quando il governo organizzò giornate e iniziative sui cammini e sui piccoli paesi. Il progetto però non ebbe seguito.
Un tentativo è ripreso nel 2021 con la proposta di legge nazionale sui cammini, ora in discussione alla Camera, che dovrebbe definire alcuni standard comuni: l’uniformità della segnaletica, la presenza di servizi minimi legati alla sicurezza e all’accoglienza, e una gestione più coordinata dei percorsi.
Nel frattempo, anche in assenza di un coordinamento centrale, alcuni cammini meno noti sono riusciti a consolidarsi diventando piuttosto famosi. Il Cammino di Oropa è uno dei pochi cammini gestiti interamente da un privato: è stato fondato nel 2012 su iniziativa dell’associazione Movimento Lento, presieduta da Alberto Conte. Il percorso si snoda tra Piemonte, percorrendo il canavese e il biellese, e Valle d’Aosta, attraversando borghi e vallate fino a raggiungere il Santuario di Oropa, destinazione finale. Ha avuto una crescita costante, nel 2024 è stato percorso da oltre 5mila persone e ha generato un ricavo di un milione e 400mila euro tra pernottamenti, pasti e trasporti.
Il cammino ha contribuito anche a rivitalizzare i piccoli comuni la cui economia era ferma da tempo. «Un esempio è quello del paese di Torrazzo, circa 200 persone, con un’età media molto alta e quasi nessun servizio, attraversato dal sentiero di Oropa».
Quando è stato inaugurato il Cammino di Oropa, a Torrazzo c’era solo un piccolo campeggio. L’amministrazione e la cittadinanza hanno intuito l’opportunità dietro il successo del cammino e il paesino si è attrezzato per offrire servizi di vario genere ai visitatori. In pochi anni, a Torrazzo sono nati quattro bed and breakfast e complessivamente, considerando anche il vicino paese di Sala Biellese, sono nate sette strutture di accoglienza in sei anni legate al Cammino di Oropa.
L’anno scorso è stato aperto anche il primo servizio di ristoro: «I pellegrini si lamentavano perché in paese venivano offerti solo cibi freddi e pizze surgelate. Così la bocciofila locale si è attrezzata per offrire un’alternativa più dignitosa, aprendo un ristorante che offre un servizio di buona qualità».
Chi lavora nel settore dei cammini è generalmente soddisfatto della crescente popolarità del turismo sostenibile, anche perché a scegliere questa forma di viaggio sono spesso persone consapevoli, attente e curiose. Si tratta di un pubblico capace di vivere esperienze turistiche in modo responsabile, che ha solitamente rispetto per i percorsi che attraversa e sa di non dover abbandonare rifiuti lungo i sentieri, e che si sa adattare al contesto. «Se dormo in un convento non posso pretendere la cena servita all’ora che voglio io, o la camera privata con bagno. Questo fa parte dell’esperienza».
Tuttavia, anche all’interno del settore si stanno sollevando interrogativi su come evitare che in futuro alcune tappe siano sovraesposte, con il rischio di una forte sproporzione tra i cammini più frequentati e quelli quasi deserti. La comunicazione, specie quella sui social media, ha un ruolo importante nella divulgazione dei luoghi.
Su Instagram e YouTube ci sono diversi profili che si occupano di mobilità sostenibile, turismo lento ed escursionismo, e che consigliano sentieri e trekking. Tra questi Alessandro Carnevali, conosciuto online come “The Walking Nose”, che oltre a essere un content creator è anche guida escursionistica: «Mi sono interrogato su quale sia il modo più corretto per fare divulgazione. Mi domando spesso: se io creo dei contenuti da cui magari guadagno, sto sfruttando un luogo? E quali sono le conseguenze? È un tema complesso».
Uno degli aspetti centrali per Carnevali è l’educazione. È importante fornire ai futuri camminatori gli strumenti per scoprire mete alternative a quelle più note. «Oggi esistono online numerose risorse: portali e banche dati che raccolgono tutti i cammini d’Italia, con opzioni personalizzabili in base al tempo a disposizione. In poco, si ottengono proposte adatte alle proprie esigenze» racconta il creator.
Secondo Carnevali la tendenza diffusa è positiva. Spesso chi fa un trekking “famoso”, come può essere la Francigena o la Via degli Dei, poi ne cerca altri meno battuti. «A volte sento di persone che fanno dei percorsi che io non ho mai sentito nominare, quando succede è bellissimo» conclude.
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